io ci sono

domenica 20 marzo 2011

MONZUNO E LE ENERGIE ALTERNATIVE

2 commenti:

  1. Riflessioni atomiche (o nucleari).
    (parte prima)

    Vorrei sottoporre all’attenzione dei lettori alcune mie riflessioni su quanto sta accadendo, in Italia, in Europa e nel Mondo all’indomani delle tragedie che hanno colpito il Giappone.
    Ho scritto tragedie in quanto gli eventi catastrofici che hanno colpito la terra del Sol Levante sono due: la prima è il terremoto/tsunami e la seconda, conseguente, i danni alla centrale di Fukushima.
    Il sisma è stato calcolato prossimo al 9° grado. La centrale di Fukushima, progettata 40 anni fa, era in grado di sopportare un sisma fino al 7,5 grado ed il relativo sistema di raffreddamento dei reattori non era stato progettato per sopportare, ANCHE, un’onda anomala (tsunami).
    Quindi l’imprevedibile, l’impensabile, è accaduto.
    Dai rapporti dell’IRSN (Istituto di RadioProtezione e Sicurezza Nucleare) e AIEA (Agenzia Internazionale Energia Atomica), risulta che pur nella gravità della situazione, solo il reattore n°4 era (o è) il più esposto a rischio esplosione, l’attività degli altri 5 era (o è) sempre ben monitorata e soprattutto sotto controllo. A Chernobyl gli involucri protettivi, dei reattori non esistevano proprio, a Fukushima ci sono e stanno svolgendo la loro funzione anche se parzialmente danneggiati.
    Voglio ripetermi, la situazione è comunque di estrema emergenza, ma un’esplosione nucleare non si è ancora avuta.
    Ma dei 20.000 morti dovuti al sisma/tsunami? Quelli sono reali e accertati.
    Mi sembra che un grande clamore venga riservato al probabile disastro nucleare e poco o niente sia riservato alle vittime, ripeto, reali e accertate.
    Però a pensarci bene, il nucleare, muove interessi economici di grande portata, i mass media rilevano picchi di audience elevati quando l’argomento è il nucleare o tragedie connesse. Forse è per questo motivo l’elevata attenzione.
    Ma dei 20.000 morti dovuti al sisma/tsunami? Quelli sono reali e accertati.
    L’ISRN e l’AIEA avevano avvertito il Giappone della insufficiente sicurezza della centrale di Fukushima. Le varie unità dell’impianto erano state progettate per terminare l’esercizio in un periodo tra il 2011 e il 2016, ma hanno avuto l’autorizzazione a prolungare le attività. Alcune importanti raccomandazioni (non vincolanti, per legge) dell’AIEA sono state disattese. Quindi il problema non sta nel nucleare ma di chi opera con il nucleare
    Adesso si organizzano tavole rotonde, video clip, trasmissioni pro o contro il nucleare e come ha proferito un celeberrimo oratore: tutto sull’onda dell’emozione.

    RispondiElimina
  2. (seconda parte)
    Vorrei riportare alla vostra memoria alcuni eventi passati:

    • 11 settembre 2001 attacco aereo alle torri gemelle. Attacco aereo, ad opera di dirottatori, su importanti simboli del capitalismo americano.
    Voli aerei dirottati quindi insicuri; per logica, dal settembre 2001 tutte le compagnie aeree
    avrebbero dovuto chiudere. A tutt’oggi si vola ancora.
    • Citi Group, Bear Stearns, Lehaman Brothers, Merryl Linch, sono importanti istituti bancari che hanno provocato il crollo di economie di interi paesi con il loro fallimento. A tutt’oggi si va ancora in banca (e forse più di prima).

    Certamente uscire dal programma nucleare, oggi, risulterebbe la decisione più giusta e probabilmente alla domanda se ne può fare a meno dell’energia elettronucleare, la risposta è si.
    Ma con quali conseguenze? I 440 impianti presenti, sulla faccia della terra, forniscono al mondo 2,6 trilioni di chilowattora all’anno, otto volte l’intero consumo italiano, il 14% dell’elettricità mondiale e all’Unione europea il 28% dell’elettricità che consuma. Rinunciando al programma nucleare, attualmente, l’Europa piomberebbe nel buio e nessun paese, nucleare o no, sarebbe esente dall’emergenza.
    C’è un costo economico; vale a dire se l’Italia volesse supplire con energia solare all’energia importata, che è di origine nucleare, il sussidio annuo necessario richiederebbe un aumento della pressione fiscale, di gran lunga superiore e difficilmente quantificabile.
    Forse, il problema non sta nell’innovazione, sia essa energia o altro, ma dell’uso che se ne fa o ancora più preoccupante, chi la sfrutta. Basterebbe che i criteri di sicurezza o di progettazione di queste strutture seguissero le indicazioni (rese obbligatorie) degli Istituti sopra nominati.
    Uno scenario futuribile potrebbe essere il blocco degli investimenti per la progettazione di nuove strutture, ed il conseguente mantenimento di quelle già esistenti……….vecchie e obsolete.
    Io non dico costruiamo centrali nucleari in ogni angolo disponibile della terra ma prima di abbandonare questa scelta a favore di altre sarebbe bene fermarsi e ragionare, magari informandosi.

    Daniele Lamberti

    RispondiElimina